SCANDALO MODERNO – La schiavitù dei bambini – LADRI DI BAMBINI – Associazione ONLUS italiana intasca soldi …

DOPO LA PUBBLICAZIONE DI QUESTE INFORMAZIONI ABBIAMO RICEVUTO UNA LETTERA CHE PUBBLICHIAMO E CHE CI RICORDA, IN BREVE,  CHE LA ONLUS NON E’ STATA ANCORA CONDANNATA E QUINDI HA TUTTI I DIRITTI DI NON ESSERE DICHIARATA COLPEVOLE

MA NOI ABBIAMO SOLO RIPORTATO QUANTO  scrive in un articolo il giornalista Fabrizio Gatti (Espresso del 21 luglio 2016).

Famiglie che versano soldi per adottare un bambino e poi vengono informati che il futuro figlio è stato rapito … Bambini che formano il nuovo mercato degli schiavi lavorando come tali nelle case di ricchi arabi, come schiavi sessuali o come fonte di organi giovani … per trapianti a personaggi molto ricchi.

Molti bambini africani rapiti con varie scuse alle famiglie (lavoro sicuro, scuole ecc…) …

…. migliaia di euro, dato all’AIBI per le pratiche di adozione …

—- deciso a Roma con la collaborazione delle autorità congolesi per presunte gravi mancanze dell’ente Aibi sulle procedure di adozione sulle falsità raccontate alle famiglie italiane sul rapimento dei loro futuri figli …

VEDI ANCHE AL LINK https://www.donnecultura.eu/?p=42379

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Il presidente dell’Aibi, Associazione di San Giuliano Milanese, la butta sul ridere … lo scrive in un articolo il giornalista Fabrizio Gatti (Espresso del 21 luglio 2016).

Il giornale l’Espresso ha riportato più di un articolo sulle adozioni di bambini tolti ai genitori in Africa e le presunte irregolarità dell’organizzazione Aibi.

L’Aibi è la più potente organizzazione dle genere in Italia, dice sempre l’Espresso, tanto che ha sponsor anche dentro il Parlamento.

Marco Griffini è il presidente dell’Aibi, fondatore di questo ente autorizzato dallo Sato Italiano.

Raymond Tulinabo aveva portato al sicuro, al di fuori del controllo dell’AIBI e del giudice, 4 bambini adottati da famiglie italiane. E per questo ha avuto un mare di guai.

Il trasferimento dei bimbi era stato deciso a Roma con la collaborazione delle autorità congolesi per presunte gravi mancanze dell’ente Aibi sulle procedure di adozione sulle falsità raccontate alle famiglie italiane sul rapimento dei loro futuri figli; bambini che dovevano essere adottati e in procinto di partire per l’Italia.

Le famiglie avevano speso migliaia di euro, dato all’AIBI per le pratiche di adozione.

La storia del sequestro dei bimbi era una messinscena, pianificata in Congo e condivisa dai vertici dell’Aibi: quei bambini NON sono orfani e NON sono mai stati rapiti (come invece era stto detto alle famiglie che li volevano adottare) ….

Quanto sopra si evince dalle segnalazioni inviate alla Commissione per le adozioni internazionali che sta indagando.

Su questi fatti è stata costruita una trama che protegge i LADRI DI BAMBINI.

”  Quando in Italia le famiglie chiedono chiarimenti , all’AIBI prima prendono tempo e poi decidono di non dire la verità “. (Espresso del 21 luglio 2016).

Non ci dilunghiamo ulteriormente su questa questione in particoilare, ma vorremmo passare il messaggio che NON SAREMO MAI ABBASTANZA PRUDENTI NELL’AFFIDARE I NOSTRI SOLDI A MOLTE ASSOCIAZIONI CHE RISULTANO POI LEGITTIMAMENTE SOSPETTABILI DI TRAFFICI NON CHIARI.

LA MALAFEDE E’ RAGIONEVOLE PER IL FATTO CHE LA LEGGE, IN ITALIA, NON OBBLIGA LE ONLUS A PUBBLICARE UFFICIALMENTE I PROPRI CONTI.

Negli USA,  dove sia i Clinton che Trump sono stati sospettati di frodi relativamente alle proprie onlus, almeno i conti sono, per legge, di dominio pubblico.

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LADRI DI BAMBINI in CONGO E GHANA .

Una rete congolese, ma non solo, sottrae i bambini alle famiglie dicendo di mandarli a studiare o a lavorare dignitosamente.

In realtà molti  bambini africani rapiti con varie scuse alle famiglie (lavoro sicuro, scuole ecc…), finiscono come schiavi a lavorare nei Paesi dle Golfo Arabo o come schiavi sessuali o peggio come fonte di organi giovani per (vecchi, ma non solo) malati ricchi occidentali … … !!!!!

One comment

  1. Gentile Redazione,

    in merito alla cosiddetta “inchiesta”, cui si fa riferimento, Amici dei Bambini ha presentato alla Procura di Roma tre querele penali per il reato di diffamazione e fatto una citazione in giudizio con richiesta di risarcimento danni elevato e senz’altro commisurato alla gravità dell’accusa. La prima udienza del processo civile è stata fissata per l’8 marzo 2017 presso il Tribunale di Roma. Inoltre, è stato depositato una denuncia-esposto presso l’Ordine dei giornalisti Lombardia e una segnalazione-denuncia presso l’Autorità garante per la privacy per avere violato le norme sulla privacy di minorenni.
    A tutela di tutte le famiglie e i sostenitori che da anni combattono con noi in difesa dei minori in stato di abbandono e in difficoltà, e a tutela del nostro operato che ormai da trent’anni si contraddistingue per serietà e trasparenza, abbiamo prontamente pubblicato sul nostro sito internet le repliche corredate da documenti che smentiscono le accuse mosse contro la nostra associazione http://www.aibi.it/ita/attivita/adozione-internazionale/inchiesta-bufala-espresso/. Tale documentazione comprova in maniera inequivocabile il carattere gravemente diffamatorio della cosiddetta “inchiesta”, fondata sulla falsa rappresentazione di una realtà inesistente, smentita categoricamente e punto per punto dalla stessa Magistratura congolese e dalle locali forze di polizia con documenti che sono ben noti sia alle autorità italiane che all’autore delle pubblicazioni e al direttore della rivista. Su questo è stata pubblicata la news specifica “Adozioni RDC. La Magistratura della Repubblica Democratica del Congo autorizza la pubblicazione integrale delle lettere che smentiscono le assurde accuse” http://www.aibi.it/ita/adozioni-rdc-la-magistratura-della-repubblica-democratica-del-congo-autorizza-la-pubblicazione-integrale-delle-lettere/.
    In Repubblica Democratica del Congo è in corso una procedura penale presso il Tribunale di Grande Istanza di Goma, nella fase del giudizio vero e proprio contro Arnold KAHEMBE, Raymond TULINABO KAUNGA e Bénédicte SEKAMONYO MUJAWIMANA, tutti collaboratori della Commissione per le adozioni internazionali italiana citati negli articoli de L’Espresso. Nell’ambito di questa causa il 15/12/2016 Ai.Bi. si è costituita parte civile danneggiata dal reato di diffamazione e calunnia tramite le dichiarazioni scritte che hanno inserito nel rapporto fatto alla CAI del 25/2/2015 (dichiarando che l’Associazione avrebbe preso in ostaggio di minori e corrotto le autorità di giustizia locali).
    Nel caso delle “verifiche” contro Ai.Bi. che la CAI dichiara da anni di tenere in corso, risulta che la verifica amministrativa aperta dalla CAI il 26 settembre 2014 è stata regolarmente chiusa, ai sensi del DPCM 16.07.2010 n.142, dopo 6 mesi, ovvero il 26 marzo 2015. Non essendo emersa da tale verifica alcuna irregolarità da parte di Ai.Bi. non è seguito alcun provvedimento nei nostri confronti. Tanto che in quasi 30 mesi non è avvenuto e Ai.Bi. è sempre tra gli enti autorizzati e continua regolarmente ad adottare nei Paesi indicati sul sito della stessa Commissione compreso la tanto vituperata Repubblica Democratica del Congo”. In data 13/2/2017 il mandato di Silvia Della Monica come vicepresidente è scaduto. Anche altre cariche dei membri della CAI sono (ed alcune lo erano già prima) nel frattempo scadute.

    Visitando il nostro sito http://www.aibi.it si può facilmente consultare la sezione dedicata alla pubblicazione dei bilanci consuntivi e sociali dell’associazione. Dal 2000 sottoponiamo a revisione volontaria il nostro bilancio economico poiché riteniamo fondamentale sottoporre a verifiche esterne la correttezza delle nostre azioni. A partire dall’esercizio 2011, tale revisione è effettuata da PricewaterhouseCoopers SpA.
    In attesa che la giustizia faccia il suo corso e facendo appello ai principi di completezza e correttezza delle informazioni, Vi invitiamo, quindi, ad acquisire informazioni più ampie e complete sulla vicenda sul sito internet dell’associazione (www.aibi.it). Siamo certi che, una volta valutata la documentazione che comprova quanto sopra, potrà essere meglio compreso il carattere gravemente diffamatorio della cosiddetta “inchiesta”.
    Peraltro – e Vi preghiamo di voler comprendere le nostre ragioni – non ci è più possibile accettare supinamente che le menzogne propalate dal settimanale vengano continuamente riprese e nuovamente veicolate, amplificando quell’effetto demolitivo dell’immagine di Ai.Bi. volutamente perseguito da questa campagna diffamatoria. Per tale ragione, Vi invitiamo a voler attentamente ponderare il contenuto dei vostri interventi, giacché, se un sereno e pacato confronto è sempre il benvenuto, la ripetizione acritica e preconcetta di falsità lesive dell’onorabilità e del decoro di Ai.Bi. non verrà ulteriormente tollerata.
    Rimaniamo, in ogni caso, a Vostra disposizione per qualsiasi chiarimento, pronti a fornirVi ogni riscontro atto a farVi comprendere quale sia stato il reale andamento dei fatti oggetto di questa campagna diffamatoria nei confronti della nostra associazione.
    Con l’auspicio che la CAI riprenda a funzionare, provvedendo a risolvere e gestire finalmente queste vicende con i necessari chiarimenti attesi e la smentita da parte della stessa CAI delle menzogne divulgate in varie occasioni pubbliche e pubblicate su L’Espresso, cordiali saluti
    Ai.Bi. – Amici dei Bambini

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